Sulla sua filosofia si sono date molte interpretazioni e sono nate vere e proprie leggende, come quella della sua contrapposizione a Parmenide: mentre questi avrebbe sostenuto la tesi dell'immobilità della realtà (ma le cose non stanno così), Eraclito avrebbe sostenuto invece la tesi dell'eterno divenire della realtà, panta rei, tutto scorre, come le acque di un fiume che non sono mai le stesse.
La dottrina del panta rei non compare affatto nei frammenti autentici di Eraclito, bensì risale agli eraclitei del tempo di Platone e poi, i frammenti cosiddetti “del fiume” vanno interpretati non alla luce di questa dottrina, ma come espressioni dell'altra – autenticamente eraclitea – della tensione dei contrari.
Eraclito è fortemente critico nei confronti della multiscienza (polymathia), cioè di coloro che sanno tante cose ma non comprendono il senso della realtà, “vivono dormendo”, non colgono il LOGOS eterno che è al fondo delle cose.
Il LOGOS di cui parla non è la lineare legge scientifica della realtà, è piuttosto la contraddittorietà profonda al di sotto dell'apparente linearità. Il LOGOS è quindi in sé la legge della realtà, ma consiste nella continua presenza di elementi contrastanti. I frammenti del fiume esprimono proprio questa dottrina.
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