Tra la seconda metà del V secolo e i primi decenni del IV si affermò nella cultura greca quella che alcuni studiosi hanno definito la scuola più moderna della scienza greca, e altri il primo vero grande sistema filosofico-scientifico dell'antichità: la scuola atomistica.
Suo iniziato fu Leucippo, nato a Mileto e vissuto per un certo periodo a Elea, dove avrebbe fatto parte anche della scuola eleatica: è questa una tradizione, anche se discutibile, comunque assai significativa, perché dimostra come fin dall'antichità si erano individuate le fonti più importanti della scuola atomistica: il pensiero degli Ionici e quello di Parmenide.
Leucippo, recatosi ad Abdera, ebbe come allievo Democrito, che fu il suo allievo più importante e dette una connotazione specifica alle dottrine della scuola.
Il rigore logico del modello di spiegazioni matematiche e fisiche di Parmenide e Zenone costituiva ormai un modello irrinunciabile: Leucippo e Democrito chiaramente vi si rifanno e lo rielaborano.
Tutti i corpi di cui abbiamo esperienza sono divisibili, ma per spiegare questa loro divisibilità e le qualità diverse che assumono e le trasformazioni cui vanno soggetti bisogna ammettere che tutti sono costituiti da elementi primi indivisibili (atomos, indivisibile). Questi atomi sono in eterno movimento e si muovono nel vuoto.
Come tutti gli altri enti, l'uomo è formato di atomi, e questi atomi sono in rapporto con quelli di tutti gli altri enti; questo rapporto è ciò che chiamiamo sensazione. Comunemente diciamo anche che la nostra anima è impressionata dagli oggetti esterni: e per anima si intende la nostra facoltà di sentire e di venire modificati dal contatto col mondo a noi esterno (quindi anche l'anima è corporea e formata da atomi). Senonché accanto a questa facoltà di sentire, l'uomo ha anche la facoltà di accorgersi di sentire, di avere cioè la coscienza delle sue modificazioni: di pensare. Questa facoltà è l'intelletto che è strettamente legata alla facoltà di sentire.
Degli atomi, però, non si può avere sensazione perché sono corpi piccolissimi che sfuggono ai nostri sensi: essi sono un ipotesi razionale. Possiamo avere sensazione soltanto dei composti degli atomi, ovvero delle qualità dei corpi. Queste sensazioni sono tuttavia mutevoli; così pure il pensiero che su di esse si fonda. Ecco perché Democrito chiama questa forma di conoscenza “oscura”.
Vi è invece una forma di conoscenza più sicura, “genuina”, la quale si fonda sulle strutture stesse della realtà: queste strutture non possono cogliersi che con l'intelletto, con una forma di pensiero che non è più legata immediatamente ai nostri sensi. Tra sensi e ragione vi è dunque un rapporto di continuità, ma vi è anche un salto qualitativo: la conoscenza razionale deve muovere da quella sensibile per poi ritornarne per darne le ragioni e le giustificazioni.
La costruzione di un sistema di conoscenze sicure è per Democrito il compito più alto che l'uomo possa proporsi. Bisogna sforzarsi di trovare le ragioni e le giustificazioni: è lo sguardo acuto dell'uomo intelligente quello che non solo vede le cose più in profondità, di avvicinarsi alla verità, bensì anche quello che sa dirigere le cose: conoscenza ed etica sono infatti strettamente connesse.
Se l'equilibrio tra sensi e ragione era necessario per imboccare la via della verità nella conoscenza, l'equilibrio e la misura sono altrettanto necessari per raggiungere la felicità: il saggio uso e controllo dei piaceri, la scelta dei piaceri stessi (si deve cercare non già qualsiasi piacere, ma soltanto il piacere per le cose belle) costituiscono la vera virtù dell'uomo che sa bene agire perché sa bene pensare.
lunedì, marzo 06, 2006
Democrito (460-370 circa a.c.)
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