Mercoledì 8 marzo c'è stato un incontro nella facoltà di filosofia dell'università "La Sapienza" dal titolo " Sull’orlo delle neuroscienze. Analitici, continentali e la riscoperta della mente".
In particolare, l'incontro è stato incentrato sulla descrizione di una nuova corrente filosofica, il "naturalismo", nella quale sembrano convergere analitici e continentali non completamente convinti di appartenere al proprio schieramento.
In effetti, a mio modo di vedere, non esiste una differenza così netta tra analitici e continentali ed è chiaro che in alcuni campi d'indagine sia più probabile una convergenza di vedute piuttosto che una divergenza. E' il caso dell'analisi della mente: con i progressi fatti dalle neuroscienze è ovvio che anche il continentale più convinto sia costretto a rivedere le sue teorie e a convergere verso il naturalismo.
Ma cosa si intende per "analitici","continentali" e "naturalismo"?
Gli analitici hanno, in genere, una forte fede nella scienza, nella razionalità e le loro indagini si concentrano su alcuni temi specifici quali il funzionamento del linguaggio. Anzi, sembra proprio che per molti analitici, spiegare il funzionamento del linguaggio sia propedeutico alla spiegazione più generale del funzionamento della mente. La scuola analitica è maggiormente diffusa in Inghilterra e negli Stati Uniti ma è importante sottolineare che ha avuto origine nel XX secolo nel cuore del continente europeo: circolo di Vienna, Frege, Wittgenstein, il positivismo logico sono solo alcuni dei punti di riferimento di questa scuola.
La scuola continentale ha origini nel continente europeo e annovera tra i suoi rappresentanti l'esistenzialismo, il marxismo, la psicoanalisi freudiana, la scuola di Francoforte.
I continentali sembrano interessarsi più a problemi di carattere generale quali l'essere, l'altro, il senso della vita, il ruolo dell'uomo nella società ed hanno, in generale, sfiducia nel metodo scientifico.
La differenza fondamentale con la scuola analitica sembra quindi essere la differente fiducia posta nella scienza.
Mi sembra però evidente che i confini tra queste due correnti sono piuttosto sfumati anche perché mentre il termine "analitici" rinvia a un metodo di indagine, il termine "continentali" sta ad indicare una localizzazione geografica. La differenza si fa ancora meno netta se si pensa, come già detto, che la scuola analitica ha avuto origine proprio nel cuore del "continente" terra che ha dato vita e in cui si muove la corrente avversaria.
E' chiaro che in questo clima di incertezza lo spazio sia facilmente aperto a scuole, come la "naturalista" che convoglia analitici e continentali che non riescono ad individuarsi nelle due distinzioni su menzionate.
Il "naturalismo" si presenta parafrasando una famosa affermazione di Protagora: "La scienza è misura di tutte le cose. Di quelle che sono in quanto sono. Di quelle che non sono in quanto non sono".
Questa corrente si presenta quasi come una sorta di "scientosofia", un tentativo di spiegare il mondo con un approccio scientifico, utilizzando le scoperte delle neuroscienze e della biologia. Un ritorno al passato quindi, al 460 a.C. circa, quando nella costa ionica dell'Asia minore, circolavano personaggi come Talete, Anassimandro e Anassimene che fondevano la figura di filosofo e quella di scienziato. Su alcuni punti, inoltre, la corrente naturalistica sembra sovrapporsi con l'ambito di indagine delle scienze cognitive che cercano di spiegare cosa succede nella nostra mente quando riceviamo degli stimoli esterni e produciamo una reazione come output.
Ma il naturalismo sembra voler essere anche un tentativo di spiegare tutto quello che è l'uomo dal punto di vista scientifico, biologico: "Se la libertà umana esiste realmente, essa deve essere una delle caratteristiche del cervello".
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1 commento :
complimenti per l'articolo, in classe stiamo leggendo alcuni articoli sulla corrente analitica e continentale, e ancora non sapevo nulla di questo ritorno al naturalismo
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