venerdì, novembre 17, 2006

Gorgia

Gorgia nacque a Lentini nel 485 a.c. circa, ebbe molto successo come maestro di retorica. La sua opera principale "Del non essere o della natura" dimostra subito che il suo interesse non era semplicemente l'uomo ma anche la realtà che lo circonda anzi, proprio il rapporto dell'uomo con la realtà circostante. Quest'opera si colloca nel panorama della filosofia presocratica e in diretta opposizione alla filosofia eleatica: di quest'ultima infatti riprende il metodo della dimostrazione per assurdo, molto utilizzata da Zenone, e la rivolta contro gli eleati. Le tesi di fondo dell'opera di Gorgia sono: 1) nulla esiste; 2) se anche qualcosa esiste non è conoscibile; 3) se anche è conoscibile non è comunicabile.
L'obiettivo polemico è la presunta identità tra realtà, pensiero e linguaggio che era alla base dell'eleatismo: la corrispondenza tra pensiero e linguaggio non è affatto garantita come testimonia il fatto che posso pensare anche quello che non esiste (un asino che vola). Tra ragione umana (intesa come pensiero, linguaggio, logos) e realtà esiste una frattura profonda di cui necessariamente dobbiamo tenere conto. Non essendoci quindi una verità assoluta, quello che conta è la persuasione, che non è nelle cose, nella realtà, ma è nelle parole che con Gorgia diventano uno strumento potentissimo: lo vediamo nell'Encomio di Elena, dove la parola diventa un pharmakon dagli effetti ambigui (pharmakon=medicina, veleno o anche filtro magico). Al filosofo alla ricerca dell'essenza della realtà si sostituisce il maestro di retorica che usa le parole per convincere.
Questa frattura tra logos e realtà non porta necessariamente alla negazione della realtà ma semplicemente alla consapevolezza di questa condizione umana: la frattura tra la realtà e il linguaggio che, rispetto a essa è sempre indifferente, spiazzato o in ritardo

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