« L'antica leggenda narra che il re Mida inseguì a lungo nella
foresta il saggio Sileno, seguace di Dioniso, senza prenderlo. Quando
quello gli cadde infine tra le mani, il re domandò quale fosse la cosa
migliore e più desiderabile per l'uomo. Rigido e immobile, il demone
tace; finché, costretto dal re, esce da ultimo fra stridule risa in
queste parole: "Stirpe miserabile ed effimera, figlio del caso e della
pena, perché mi costringi a dirti ciò che per te è vantaggiosissimo non
sentire? Il meglio è per te assolutamente irraggiungibile: non essere
nato, non essere, essere niente. Ma la cosa in secondo luogo migliore
per te è morire presto." »
Nietzsche. La nascita della tragedia.
« Chi [...] ha assimilato i principi della mia filosofia e quindi sa che l'intera nostra esistenza è qualcosa che sarebbe meglio non ci fosse, e che la suprema saggezza sta nel negarla e nel rifiutarla - costui non si aspetterà molto da nessuna cosa, da nessuna circostanza, non perseguirà niente con passione, né eleverà alti lamenti per ogni suo insuccesso" »
Schopenhauer, Aforismi sulla saggezza del vivere.
C'è una profonda convinzione nell'uomo moderno legata allo scopo della sua vita: la convinzione di essere nati per essere felici.
Ma la vita spesso ci riserva sorprese tristi o dolorose che ci fanno disperare, ci fanno sentire poveri, abbandonati, trascurati e, soprattutto, sfortunati. Ma se solo sapessimo ascoltare la saggezza silenica potremmo convincerci della nostra miserabile sorte, del nostro essere esposti a molte malattie, dell'inevitabilità e necessità di molte delle cose che invece cerchiamo di fuggire con tutta la nostra forza e che quando capitano ci sentiamo sfortunati, disgraziati, poveri e abbandonati.
Gli antichi greci conoscevano questa saggezza e sapevano dire sì alla vita, oggi invece abbiamo imparato a fuggire da tutto quello che non vogliamo sentire, abbiamo imparato a distrarci con mille cose pur di non pensare, fuggiamo il dolore e la morte e ci sorprendiamo quando ne veniamo colpiti.
Fuggiamo. Ma dove andiamo se non lontano da noi stessi? Siamo tanto spaventati da noi stessi che cerchiamo di dimenticare, la saggezza silenica è sempre lì dentro noi, ma la rinneghiamo, la nascondiamo e giochiamo nella vita con tutti i divertimenti possibili. Gli americani sono maestri in questo e noi vogliamo essere loro figli.
Ma questa scelta ha un prezzo, perché l'allontanamento da noi stessi ci porta solo a sprecare la nostra vita tra un gioco e un altro, tra un post su facebook e una chattata con l'iphone, lasciando passare inosservate le meraviglie del mondo, il sorriso di una persona, il cielo azzurro, gli alberi, le pagine di un libro, la bellezza della musica.
Spegnete il telefono, staccate internet, buttate via l'orologio e ...respirate la vita.
Perché la vita non ci è stata data per essere felici, ma ci è stata data per essere vissuta serenamente e accettata in tutte le sue forme e declinazioni.
Diceva Euripide: "Ahimé! Perché ahimé? Ciò che ci è capitato è mortale come noi"
Nietzsche. La nascita della tragedia.
« Chi [...] ha assimilato i principi della mia filosofia e quindi sa che l'intera nostra esistenza è qualcosa che sarebbe meglio non ci fosse, e che la suprema saggezza sta nel negarla e nel rifiutarla - costui non si aspetterà molto da nessuna cosa, da nessuna circostanza, non perseguirà niente con passione, né eleverà alti lamenti per ogni suo insuccesso" »
Schopenhauer, Aforismi sulla saggezza del vivere.
C'è una profonda convinzione nell'uomo moderno legata allo scopo della sua vita: la convinzione di essere nati per essere felici.
Ma la vita spesso ci riserva sorprese tristi o dolorose che ci fanno disperare, ci fanno sentire poveri, abbandonati, trascurati e, soprattutto, sfortunati. Ma se solo sapessimo ascoltare la saggezza silenica potremmo convincerci della nostra miserabile sorte, del nostro essere esposti a molte malattie, dell'inevitabilità e necessità di molte delle cose che invece cerchiamo di fuggire con tutta la nostra forza e che quando capitano ci sentiamo sfortunati, disgraziati, poveri e abbandonati.
Gli antichi greci conoscevano questa saggezza e sapevano dire sì alla vita, oggi invece abbiamo imparato a fuggire da tutto quello che non vogliamo sentire, abbiamo imparato a distrarci con mille cose pur di non pensare, fuggiamo il dolore e la morte e ci sorprendiamo quando ne veniamo colpiti.
Fuggiamo. Ma dove andiamo se non lontano da noi stessi? Siamo tanto spaventati da noi stessi che cerchiamo di dimenticare, la saggezza silenica è sempre lì dentro noi, ma la rinneghiamo, la nascondiamo e giochiamo nella vita con tutti i divertimenti possibili. Gli americani sono maestri in questo e noi vogliamo essere loro figli.
Ma questa scelta ha un prezzo, perché l'allontanamento da noi stessi ci porta solo a sprecare la nostra vita tra un gioco e un altro, tra un post su facebook e una chattata con l'iphone, lasciando passare inosservate le meraviglie del mondo, il sorriso di una persona, il cielo azzurro, gli alberi, le pagine di un libro, la bellezza della musica.
Spegnete il telefono, staccate internet, buttate via l'orologio e ...respirate la vita.
Perché la vita non ci è stata data per essere felici, ma ci è stata data per essere vissuta serenamente e accettata in tutte le sue forme e declinazioni.
Diceva Euripide: "Ahimé! Perché ahimé? Ciò che ci è capitato è mortale come noi"
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